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tutto su tua madre - sguidicolombi@hdemia.it

Ricordo la prima volta che vidi tua madre.
Era un pomeriggio d’autunno ed io passeggiavo per strada, distratto, quando ad un tratto andai a sbattere contro questa ragazza bionda.
Indossava una strana maglietta con sopra disegnato un anaconda e quel particolare mi incuriosì subito.
La sua borsa cadde a terra, cosi ci chinammo entrambi per raccoglierne il contenuto, fino a quando non mi capitò in mano il DvD del film “La sottile linea rossa”.
Sorrisi.
Io ero un appassionato di film di guerra, li avevo visti quasi tutti ma non avevo mai trovato nessuno con la mia stessa passione.
Ci presentammo e poi cominciammo a chiacchierare.
Ricordo ancora la sua stretta di mano decisa quando mi disse “Io sono Anna, piacere.”
Diventammo subito amici, non so come mai ma mi sembrava di conoscerla da sempre, era familiare.

Ricordo la prima vacanza che abbiamo fatto insieme.
Abbiamo noleggiato una macchina e siamo partiti.
Meta sconosciuta, ci saremmo fermati dove ci andava.
Avevamo tutto quello di cui avevamo bisogno: una tenda, qualche soldo e la sua immancabile macchina fotografica.
Tua madre l’ha sempre portata ovunque, anche a cena nei ristoranti o in metropolitana: le cose e le persone sono diverse attraverso l’obiettivo, più vere, autentiche.
Abbiamo fatto kitesurf, visitato musei, conosciuto persone diverse in ogni luogo; abbiamo fatto il bagno nell’oceano di notte e dormito sotto le stelle.
Una volta tornati a casa dalla vacanza, tua madre prese il suo proiettore ed insieme guardammo le 792 foto che aveva scattato in Spagna.
Fu la serata più lunga della mia vita, ma ora ringrazio per quelle fotografie.

Non le chiesi di sposarmi in ginocchio, non le misi l’anello nella torta con il rischio che si soffocasse e non noleggiai un aereo che portava lo striscione con su scritto “Mi vuoi sposare’?”
Tua madre non è mai stata il tipo di donna che ama queste cose, preferisce di gran lunga la semplicità.
Cosi un giorno mentre lei spingeva il carrello al supermercato ed io m’ibernavo vicino al banco frigo, tua madre si girò e a voce alta e mi disse “E’ inutile che insisti, non ti sposo!”
La fissai, piuttosto sorpreso, cercando di capire cosa mi stesse dicendo, poi, sorridendo le dissi “Sposami ed non insisterò più.”
Cosi, fra gli yoghurt e le zucchine, ci fidanzammo.

Ho saputo del tuo arrivo in modo piuttosto strano.
Tua madre è una persona originale e non avrebbe certo potuto dirmi “Sono incinta” e basta.
Tornai a casa dal lavoro, andai in camera per cambiarmi e sul letto trovai un maglione premaman fucsia con sopra un biglietto su cui aveva scritto “Da oggi diventerò cicciona.”
Ero cosi felice da sembrare ridicolo.
Quando è tornata a casa, abbiamo festeggiato e fantasticato su come sarebbe potuta essere questa piccola persona che stava crescendo dentro di lei.
Ricordo che una volta la sorpresi con un pallone sotto la maglietta; stava provando a vedere come sarebbe stata con il pancione, era cosi buffa..
Rimasi lì in silenzio a guardarla per qualche minuto pensando che madre meravigliosa sarebbe stata.

La cosa più bella di lei è sempre stato il suo sorriso, lo porta sempre con sé.
E’ una delle persone più divertenti che abbia mai conosciuto.
E’ spontanea, fa tutto quello che le passa per la testa, è cosi vera.
Ricordo quando per la festa di Halloween si è travestita da serial killer.
Se ne andava in giro con questo machete e quell’aria minacciosa che la rendeva ancora più ridicola del suo travestimento.
Nessuno capì da cosa fosse vestita tanto che continuavano a chiederle chi volesse sembrare ma lei non ci faceva caso, era contenta cosi, non le importava di quello che pensavano gli altri,
Tua madre è anche questo. Così libera da poter essere spontanea, senza la paura dei giudizi altrui, senza il timore di non essere compresa.
La amo per questo, ai miei occhi è una delle persone più coraggiose che conosca.

Una sera, quando era quasi al termine della gravidanza, mi chiese di uscire per fare una passeggiata.
Ormai i suoi movimenti erano rallentati, le sue caviglie erano ingrossate e la schiena le faceva male.
Ma voleva uscire per fare due passi.
Era una notte cupa, nessuno era in giro a quell’ora, le strade erano deserte ma lei voleva godersi quei momenti.
Diceva che una volta genitori non avremmo più avuto l’occasione di uscire quando ci pareva, senza badare ad orari o ad impegni.
Era convinta che le cose sarebbero drasticamente cambiate e che dovevamo goderci la fine di quella fase della nostra vita.
Faceva caldo, caldissimo, il nastro d’asfalto emanava calore come se ce lo stesse soffiando addosso.
Ci godemmo in silenzio l’afa di quella notte.

Tua madre odia il freddo, lo teme letteralmente.
Avrebbe voluto vivere in un posto in cui fa caldo 365 giorni all’anno; sognava di passare il Natale in pantaloncini e di andare a fare il bagno nell’oceano la mattina prima di andare al lavoro.
Un paio di inverni prima della tua nascita, la temperatura si era abbassata cosi tanto che faceva freddo perfino in casa.
Tua madre si mise addosso due maglioni e il cappotto e decise di accendere il camino, cosi avrebbe potuto leggere un buon libro seduta vicina al fuoco.
Lei è tante cose ma non certo una scout provetta, così, mentre cercava goffamente di accendere il caminetto, il suo cappotto prese fuoco.
Non so come ma non se ne accorse nemmeno.
Tre secondi dopo c’ero io che la innaffiavo d’acqua come fosse una pianta.
Non indossò più quel cappotto bruciato ma lo conservò in ricordo di un pomeriggio alternativo.

Il suo libro preferito è Sulla sponda del fiume Piedra di Paulo Coelho: sembrava scritto per lei.
Parla dell’amore e del fatto che questo sia sempre nuovo e che non si ripeta mai in ogni suo dettaglio.
Dice che ci porta sempre in qualche luogo, non si sa dove ma è importante accettarlo.
Ha sempre creduto che l’amore che provava per questa piccola persona che cresceva dentro di lei fosse qualcosa che non aveva mai provato prima, fosse inaspettato e la stesse conducendo in posti impensabili, facendo di lei una donna che non avrebbe mai pensato di poter diventare.

Da quando ha saputo di aspettare te, tua madre diceva spesso che la cosa peggiore che potesse capitare ad una donna non era essere violentata o picchiata.
La cosa più brutta, secondo lei, era perdere un figlio.
Diceva che, anche se non eri ancora nata, lei era giù tua madre e la sola idea di perderti la faceva impazzire.
E’ strana la vita.

Vorrei poterti regalare tutti i ricordi che ho di lei come se fossi stata tu a viverli.
Vorrei che tu avessi avuto la possibilità di conoscerla.

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